I romanzi che parlano di vendetta, come Il Conte di Montecristo, Robin Hood o Michele Strogoff, mi hanno sempre affascinato. Quand'ero bambino mi identificavo in quei personaggi che, dopo aver subito prepotenze o essere stati accusati ingiustamente, ritrovavano i loro nemici e li punivano senza pietà. Mi intrigavano soprattutto i metodi razionali e sofisticati con i quali Edmond Dantès, dopo essere stato imprigionato per colpe che non gli appartenevano, aveva saputo pianificare le proprie rivincite.
Questa brama di vendicare torti veri o presunti, rivalendomi sui responsabili, germogliava in me per ragioni che credo conoscere. Per contenerla, per tenerla a bada, la rappresentavo e la realizzavo in maniera immaginaria attraverso le pagine di un libro, evitando così di sviluppare sensi di colpa.