Scrivere i risvolti

Il mese delle rose

Stamattina c’è aria di primavera, intensa, profumata, la temperatura ha improvvisamente virato verso l’alto. Sarà per questo motivo che Loulou si mostra più vispa del solito. << Quest'anno le mie rose sono per la prima volta libere da quegli orribili bacarozzi che si nutrivano del bocciolo e le facevano appassire prima del tempo… >>.

<< Per combattere gli afidi, mio padre usava la cenere di sigaretta >>, dico. << Adesso che non fuma più, spero non le inondi con letame di cavallo. I miei hanno un piccolo giardino che si affaccia sulla strada, sarebbe capacissimo di ammorbare il quartiere… >>.

<< No, non erano afidi... Gli afidi sono come piccoli pidocchi, questi erano proprio bacarozzi neri, lunghi un centimetro... Li ho fatti fuori mettendoci sotto un contenitore con acqua e detersivo. Ci si sono gettati dentro, suicidandosi da soli. Certo non una bella morte, ma... >>.

<< E che era, l’invasione degli ultracorpi? >>.

Loulou non riesce a stare ferma e parla veloce. << Domenica scorsa sono andata a una mostra di rose in un castello antico, mi sono appassionata. E dire che finora le avevo sempre considerate piuttosto banali… >>.

<< La rosa è un figura simbolica così piena di significati da non averne quasi più. Rosa rosae, rosa mistica, rosa fresca aulentissima, il nome della rosa, una rosa è una rosa è una rosa… >>.

Vito interviene con il suo tipico aplomb: << Le rose che non erano le nostre rose / Le mie rose le sue rose / E così dimenticammo le rose >>.

<< Dino Campana >>, esclama Loulou. << Un viaggio chiamato amore. Ammazza! Questa conversazione sta tirando fuori il nostro lato romantico >>.

E allora proseguo con le citazioni. << Le rose sono anche un simbolo di caducità. E come tutte le più belle cose vivesti solo un giorno come le rose. Regalarle è come sottolineare la precarietà dei sentimenti, che dovrebbero essere curati quotidianamente e invece vengono lasciati morire. Per incuria, superficialità, egoismo… >>.

<< Le rose sono belle anche appassite, nelle composizioni di fiori secchi >>, precisa Loulou, << però hai ragione sui sentimenti, che andrebbero curati come un giardino… >>.

Inaspettatamente interviene anche Ben: << L'importante è non riempire i libri di petali, tra le pagine, e scoprirli dopo anni e anni... >>.

<< Ho scoperto che esistono infinite varietà ottenute dalla rosa botanica, che è più antica dell’uomo >>, continua Loulou. << Non sapremo mai se è nato prima l’uovo o la gallina, ma sono certa che prima è nata la rosa, poi è nato l’uomo affinché potesse coglierla, infine è nata la donna che doveva riceverla in dono >>.

Ridacchio: << Già. Il mio fioraio ci ha campato per anni, visto che ho sempre regalato rose alle donne che amavo >>.

<< E così appartieni alla schiera dei romanticoni che regalano rose! Mi sembra una bella abitudine. In Russia è una tradizione molto forte: nel giorno del compleanno tutti regalano rose, uomini e donne... E si regalano fiori anche agli uomini dopo uno spettacolo teatrale... >>.

<< Altri tempi, lasciamo stare… >>.

Loulou sorride, intenerita. << Comunque, sono stata colta da un vero e proprio raptus. Lunedì, dopo aver fatto una ricerca su Internet, mi stavo per lanciare nella sperimentazione di nuovi ibridi facendo accoppiare due rose diverse, ma poi ho rinunciato… >>.

<< Far accoppiare le rose mi sembra una roba un po' perversa >>, replico. << Ti accerti almeno se ne hanno voglia? >>.

<< Sciocchino. Sull'ibridazione comunque ho soprasseduto: troppo difficile, e non è detto che funzioni. E poi, sì, l'impollinazione è meglio lasciarla alle api: mi diverte di più l'idea della caccia nelle campagne... >>.

<< Anch’io preferisco la caccia nelle campagne… Correre dietro a una fanciulla, raggiungerla, poi distenderla sull’erba… Ma forse stavamo parlando d’altro >>.

<< È chiaro che stiamo parlando di due tipi di caccia diversi. Ad ogni modo, la cosa mi tranquillizza: quando diventano troppo romantici, gli uomini mi preoccupano... >>.

  

(Maggio 2008)

Dammi solo un minuto...

<< I Pooh non li ho mai ascoltati >>, comincia Loulou. << Quando andavano di moda, se capitavano alla radio, cambiavo stazione... Stamattina invece, per la prima volta, ho ascoltato una loro canzone per intero. È vero, ero rincoglionita da una notte mezza insonne. Ma sulla scia di quanto dice Eco sulla necessità di raccogliere i significati latenti degli indizi che incontriamo, l'ho interpretata come un segno di qualcosa che sta cambiando... >>.

<< I Pooh degli anni '70 si potevano ancora ascoltare >>, rispondo: << Che canzone era? >>.

<< Adesso mi chiedi troppo. Il titolo non saprei dirtelo, aveva un ritornello che faceva dammi solo un minuto... e poi alla fine come mai i tuoi occhi ora stanno piangendo >>.

Accenno il motivo: << Dammi solo un minuto un soffio di fiato un attimo ancora... stare insieme è finito abbiamo capito ma dirselo è dura. In effetti presuppone un cambiamento >>.

<< Visto che la sai mandami un demo, farò una compilation live di Pim... >>.

<< Cos’è un demo? >>, interviene Verdoux.

Loulou gli rivolge uno sguardo compassionevole: << È una versione dimostrativa… tipo quella che hai fatto tu con il filmino del Conero >>.

<< Una volta ho inviato davvero un demo >>, dico: << Poteva essere il 1983. Si trattava di un concorso per l'ammissione al Festival di Sanremo e, come da regolamento, spedii una cassetta con una canzone >>.

<< Sul serio? >>.

<< Una cosetta da niente, cantata e suonata con un compagno di classe. Formavamo un duo, The New Model Band, il nome era l'unico aspetto decente della faccenda. Il pezzo s’intitolava Circles in the water. Naturalmente non ne seppi più nulla... >>.

<< Complimenti, se ti sei presentato per Sanremo vuol dire che sei bravo >>.

<< No, non mi sono presentato. Ho spedito il nastro e bòn. Adesso che mi ricordo c’entrava il Totip, e questo la dice lunga… Il testo parlava di uno che getta sassi nell'acqua e guarda i cerchi concentrici che si formano. Esistenzialismo da seconda liceo >>.

<< Suoni solo o canti? >>, chiede Verdoux.

<< Canto pure. Conosco abbastanza la tecnica, come s’imposta la voce, però faccio un po’ come viene. Quando mi metto al pianoforte la profia di mate si chiude nello studio. Non so perché, ma ho la vaga sensazione che non apprezzi >>.

<< I Pesci sono incompresi dai propri coniugi >>, ridacchia Loulou alludendo al proprio compagno che lamenta di sentirsi poco considerato.

Sospiro. << Sai perché si dice Nemo propheta in domo sua? Perché Nemo è un pesce… >>.

  

(Aprile 2008. Grazie a Loulou e Verdoux per l’amichevole partecipazione)

Sogni e trasogni

Stamattina Erika è di buonumore. << Ho sognato ancora... >>, inizia a raccontare. << Ma mentre ieri facevo parte di una compagnia teatrale diretta dal capitano del Ris 4 e mi divertivo moltissimo, stanotte ero a casa di una famiglia americana amica dei miei, una cucina nuova mai vista, piena di roba nel microonde. Il sogno era inquietante: avevo trenta pesci da cuocere al forno, credo al cartoccio, ma con coda e testa che ho iniziato a togliere; solo che ero proprio nel panico... mi sa che dalla disperazione ne ho assaggiato uno crudo… che schifo! >>.

<< Questo sogno con i pesci mi ricorda Arizona Dream >>, azzarda Keira.

<< Effettivamente potrebbe essere… >>.

<< Il sogno è molto semplice >>, spiega Loulou che è un’esperta di queste cose. << Dal punto di vista astrologico siamo nella costellazione dei Pesci, e chi ha a che fare con questo segno - stupefacente per certi aspetti, inquietante per altri - sa che il modo migliore di trattarli è alla griglia o al forno. La testa la puoi lasciare o togliere, indifferentemente, tanto la usano solo per stare nelle nuvole e nel mondo dei sogni, quindi ha poco valore ai fini pratici... >>. Così dicendo, mi lancia un’occhiata allusiva.

<< Spiritosa... >>, replico. << Stanotte invece ho sognato di dare la maturità. C'era anche Mastella che, fuori dalla scuola, stava firmando un assegno di due o trecentomila euro a De Mita. Colto da un sospetto, mi sono avvicinato e gli ho posto una domanda di storia: lui mi ha guardato con aria interrogativa, e poi si è allontanato sghignazzando. Aveva pagato per ottenere la promozione senza studiare, quel maledetto! >>.

Erika scoppia a ridere. << A Mastella, una domanda di storia... >>.

<< Siamo in vena di sogni elettorali? >>, interviene ancora Keira. << La scorsa notte ho sognato di votare Veltroni, e di pentirmene immediatamente dopo. Quando il mio ragazzo mi chiedeva per chi avessi votato raccontavo una bugia per l'imbarazzo >>.

<< Questa Sinistra sta rovinando la gioventù... >>, sospira Loulou. E poi, rivolgendosi a me: << Per le domande di storia ci sono i libri. Perché non ti sei fatto fare un assegno invece? >>.

<< Già, adesso che me lo dici... >>.

<< A questo punto ritengo che si debba tentare un'interpretazione più seria: cerchiamo i numeri e la ruota da giocare al lotto. Abbiamo il 4 e il 30, poi ci sarebbe il 24, giorno di nascita di Pim che è dei Pesci, ma non so se può essere utile. Per la ruota, dimmi un po’ Erika: dove abita la famiglia americana? >>.

<< Abitano lì, al confine col Canada... è una famiglia mista, mezza argentinarussaamericana... >>.

<< Se c'è di mezzo Pim, bisogna giocare anche su Torino ovviamente... >>.

<< A me sembra che la maggior parte dei numeri "ruota" intorno a Pim >>.

Faccio un’espressione saputa: << Ah, signora mia, come do i numeri io... >>.

 

(Febbraio 2008)

La vita sessuale dei gatti

<< La mia gattina ha ormai sette mesi >>, racconta Loulou. << Ha messo su un caratterino piuttosto aggressivo e preferisce decisamente la vita selvatica all'ambiente di casa. Mi chiedo se farla sterilizzare o no. A me dispiace, perché vedo quanto è piena di vita e di desiderio di libertà: però ho paura che finisca sotto un'auto mentre è in amore, oltre al fatto che una cucciolata rappresenterebbe un problema... >>.

<< Credo che sterilizzarla sia la soluzione migliore >>, risponde Keira. << Io ho sempre avuto gatti e so che quando vanno in amore spariscono per giorni e giorni, e a volte non tornano più. Ne ho persi due per questo motivo, e una gatta è ricomparsa con un orecchio mozzato e una zampa rotta Poi devo dire che le femmine non hanno perso né grinta né combattività, mentre il maschio è diventato molto coccolone, tanto da aggiudicarsi il soprannome di sofà >>.

<< Il problema è che lei attraversa la strada, e ho paura che finisca sotto un'auto mentre qualche gatto le corre dietro. Ma essendo molto irrequieta potrebbe continuare ad attraversare ugualmente dopo la sterilizzazione... per ora sto temporeggiando, sperando che lei non decida a modo suo. Magari portando un fidanzato in casa… >>.

<< Ma perché >>, interrompe Verdoux, << i gatti non sanno attraversare la strada? Non è che tu abiti sulla tangenziale… >>.

<< La strada vicino a casa mia è molto pericolosa >>, conferma Loulou, << le auto vanno veloci e loro quando sono intontiti dai calori non prestano attenzione a niente... >>.

Intervengo anch’io. << Ho fatto sterilizzare tutte le gatte che ho avuto, e ti assicuro che la pratica non comporta effetti collaterali: non influisce sul carattere, non è vero che fa ingrassare… Tra i vantaggi, stabilizza il comportamento dell'animale, che non corre il rischio di perdersi, finire sotto un'auto, attaccar briga con i propri simili… e previene alcune malattie sessuali. Tra l'altro non occorre neppure aspettare i primi calori, come si pensava un tempo >>.

Loulou mi guarda stupita: << Santo cielo, anche i gatti contraggono malattie sessuali? Non ne sapevo nulla... >>.

<< Eh già >>, replico serafico. << Anche perché è difficilissimo convincere un gatto a mettersi il preservativo... >>.

(Febbraio 2008. A Loulou, Keira e Verdoux)

La sessualità della Pantera Rosa

Scrive Keira: “Io ti consiglio La sessualità della Pantera Rosa di Efraim Medina Reyes. Ironico, malinconico, riflessivo”. Le rispondo: “Me l'ha regalato un'amica proprio l'altro giorno. Le ho detto che non sapevo nulla sulla sessualità della Pantera Rosa - anzi, neppure che ne avesse una. Ha risposto che probabilmente ignoro pure le tecniche di masturbazione tra Batman e Robin. Giulia è svenuta all'istante”.

La felicità

"La felicità è reale solo se viene condivisa".

(da Into the Wild, di Sean Penn)

La grande rimonta

“Si può vincere, c’è la grande rimonta”. Così esclamava qualche giorno fa Veltroni su un palco della Toscana. Va bene, l’attenzione nei confronti del Pd sta lievitando e così il consenso. La fascia degli indecisi è tuttavia ancora assai resistente. Le incertezze non riguardano soltanto la scelta dello schieramento in cui collocarsi, ma soprattutto se esercitare o no il proprio diritto di voto. Non c'entra la formazione delle liste elettorali, di cui si parla persino troppo, né il contenuto dei programmi di governo, di cui invece si dice pochissimo. La politica ha mostrato più del solito una faccia sgradevole che nessuno sparigliamento di carte riesce a mascherare. L’insofferenza della gente comune si percepisce non nei comizi o nelle conferenze ma per la strada, nei posti di lavoro. Ed è un dato concreto l’esitazione di analisti e sondaggisti nel fare previsioni certe sul risultato finale. Le rimonte possono infiammare gli appassionati di calcio o di ciclismo, ma non devono appannare i giudizi. La posta in gioco è molto più alta. Non si tratta soltanto di recuperare chances di vittoria elettorale, ma di guadagnarsi la fiducia degli italiani. Il traguardo mi pare ancora assai lontano.

Non è un Paese per vecchi

Il film più cupo e nichilista finora prodotto dai Coen, praticamente privo di quell’umorismo, sia pur nero, che da sempre ne è il marchio di fabbrica. Niente svolazzi, esercizi di stile, inquadrature memorabili. Ci tocca vivere in un’arida terra di nessuno, un deserto che brucia in cui scorrazzano i barbari, un tempo violento intriso di sangue. Non sappiamo nulla, se non che in qualche modo bisogna sopravvivere. Le riflessioni morali si perdono nel borbottio tragicamente desolato dello sceriffo Eliot: non puoi fermare quello che sta arrivando. Nemmeno Chigurh, l'incarnazione stessa del male assoluto, può farlo. Più in alto sta il destino, impenetrabile, inspiegabile, inafferrabile, che trascina tutto con sé.

Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men) di Ethan e Joel Coen con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson (Usa, 2007, 122')

Le parole contano

Le parole contano sulla punta della lingua.

Aritmetiche si sommano e si sottraggono, si moltiplicano e si dividono.

Ma il silenzio è uno zero che assoluto ci separa.

Ecco il programma di Veltroni per cambiare l'Italia

Non so se le infrastrutture verranno modernizzate, si riuscirà a controllare la spesa pubblica, a ridurre le tasse e il lavoro sarà più sicuro. Di certo però sapremo montare una tenda, accendere il fuoco, fare un nodo gordiano e, cosa oggigiorno indispensabile, utilizzare il codice Morse.

Caos calmo

“Mi è sembrato un buon film sull'elaborazione del lutto. Si regge quasi per intero sulle spalle solide di Moretti. E non bisogna farsi ingannare da tutte quelle polemiche sulla scena hard: è, sì, aspra, ma non così hard e comunque giustificata…”.

Verdoux annuisce. “Tra l’altro è ben realizzata, girata tutta in un solo piano sequenza, come si dovrebbe fare per le scene di sesso”.

“Sì, hai ragione”, rispondo. “Basta che il protagonista non soffra di eiaculazione precoce. Anche se ciò comporterebbe un enorme risparmio di pellicola”.

Maschere

La sala fu invasa da un gruppo di maschere avvolto dal freddo di fuori. C’era anche un suonatore di fisarmonica, e tutti si diedero a ballare con saltelli rapidi e brevi. Qualcuno aveva aperto una bottiglia di vino e offriva da bere a chi porgeva il bicchiere. Erano maschere stranissime. Alcune vestite da donna, con ampie sottane e merletti bianchi che coprivano interamente il viso. Altre sembravano ragazzi vestiti con vecchi abiti rivoltati e le fodere rotte. Uno teneva in un sacco del pane raffermo, le donne reggevano al braccio grosse valigie vuote. Dopo che ebbero ballato e bevuto si fecero riconoscere. Rimasi strabiliato quando scoprii che le maschere vestite come vecchie pazze erano invece dei giovani scatenati, e quelli che credevo ragazzi erano stravaganti signore giunte dal vicino ospizio. Gridando e sbattendo i piedi per terra se ne andarono allora tutti quanti, accompagnati dalla fisarmonica che imperterrita continuava a dare il ritmo.

La sala restò vuota nel silenzio, il pavimento disseminato di coriandoli e stelle filanti. Fu allora che lei si avvicinò. Aveva le guance rosse, il naso da pagliaccio, una ciocca gialla di parrucca spuntava dal cilindro posato a sghimbescio sul capo. Il trovarmi così a quattr’occhi mi metteva leggermente a disagio. Sapevo che era beffarda, non mi avrebbe rispettato, e finito col vendicarsi per essere stata lasciata nello sgabuzzino. Senza parlare aprì il corpetto e pose la mia mano sul seno. Sentivo distintamente il suo alito che odorava di colla e cartapesta. Ma bastò aprire la finestra e lasciar entrare la luce del giorno che il pagliaccio moriva e si ricopriva di polvere.

Jules et Jim

Un buon film, ricco di suggestivi motivi lirici contenuti in un’ambientazione d’epoca assai accurata, non un capolavoro come viene generalmente considerato. L'origine letteraria influisce in maniera eccessiva, la voce off appesantisce lo scorrere della vicenda, in certe parti risulta invecchiato per quel romanticismo decadente che vi si respira. Vale però la pena rivederlo: per lo stile e l’equilibrio con cui è costruito, la leggerezza che sprigiona,  l’affiatatissimo ensemble di protagonisti (spumeggiante l’interpretazione di Jeanne Moreau). Del ménage à trois non vi è né condanna né elogio. Truffaut vuole descrivere senza compiacimenti le difficoltà cui va incontro una morale non convenzionale, specialmente nella sfera dei rapporti amorosi.

Jules et Jim di François Truffaut con: Jeanne Moreau, Oskar Werner, Henri Serre (Francia 1961, 110’) Lunedì 21 gennaio, ore 21,00, su Arte.