Autobiografia significa, etimologicamente, “vita scritta da sé medesimo”. Non so se questo blog costituisca veramente un’autobiografia, dato che il racconto della mia vita viene prodotto sotto le mentite spoglie di un nickname. Non ho mai pensato di firmarlo con il mio nome reale: l’autore non poteva essere che Pim, il mio acronimo, il mio alter ego, il mio doppio, la radice nascosta della mia anima. La verità è che sono una persona piuttosto riservata: ho qualche remora a parlare di me e, inoltre, credo che la mia esistenza non sia né significativa né esemplare. Pim avrebbe dunque parlato per me e di me, liberandomi da soggezioni e responsabilità morali. L’idea di incassare la narrazione in un livello sottostante ha, poi, talmente tanti precedenti che pare persino superfluo nominarli. Citando invece Umberto Eco, le storie parlano sempre di altre storie e ogni storia racconta una storia già raccontata.
A cominciare da quel lontano 18 gennaio 2006, Scrivere i risvolti ha avuto la funzione di incrementare la mia capacità di autosservazione e di autoconsapevolezza.. Beninteso: questo aspetto si è andato definendo nel tempo, all’inizio non l’avevo sufficientemente chiaro. Sapevo tuttavia di dover attivare l’attenzione sugli eventi che ritenevo significativi da riferire, scegliendo la modalità più adeguata. Non ritenevo importante soltanto il contenuto ma la forma che intendevo utilizzare.
Fin dai primi post ho impostato la riflessione sulla mia vita a partire dalla quotidianità. Poiché il blog è un diario online, pubblico per definizione, l’ho naturalmente concepito ed espresso in senso relazionale. Ho sempre tenuto conto della presenza invisibile di lettori virtuali, mantenendo una certa apertura di fiducia nei loro confronti. Si tratta di materiale prodotto e riferito intenzionalmente, connotato da ampi gradi di libertà espressiva: mi preoccupo perciò di decidere quale descrizione di me stesso ritengo opportuno dare in questo contesto, sino a quale livello di profondità spingermi.
Tenere questo blog significa fare il punto della mia situazione personale nel momento presente, anche quando mi riferisco a episodi del passato: la (ri)costruzione di una storia avviene nel momento attuale e, dunque, è suscettibile di rimaneggiamenti e di cambiamenti di senso. Il passato non è dato una volta per tutte, non è immutabile ma muta costantemente nella diversa attribuzione di senso che gli diamo nel presente. Analogamente il racconto è proiettato verso il futuro, sotto forma di progetti, desideri, speranze, timori…
Mi piace considerare il blog come composto da un materiale speciale, alla stregua dei sogni. Me ne attribuisco ovviamente la paternità, sebbene sotto la maschera di Pim, eppure mi rendo conto che una parte di questo materiale sfugge alla razionalità e si addentra in luoghi inesplorati della mia personalità. I contenuti sono dispersivi, spesso sgangherati, costituiscono una giustapposizione di fatti, eventi, idee, commenti, considerazioni, convincimenti, flussi di coscienza. D’altro canto non si tratta di un romanzo autobiografico, in cui la narrazione dev’essere organizzata in qualche misura, ma di un diario in cui l’improvvisazione è dovuta all’imprevedibilità degli eventi giornalieri. Di converso, utilizzo parole e metafore chiave facilmente rintracciabili, intorno alle quali costruisco un sistema concettuale e che il lettore può fare proprie per ricostruire (se vuole) il senso dei miei pensieri.
Questo blog rappresenta anche un’occasione per riflettere sui cambiamenti nel modo di vedere me stesso – e me stesso in relazione con gli altri – che si sono verificati nel tempo. È un documento dove compaiono evidenti non solo certi aggiustamenti di pensiero (non sono sempre d’accordo con il me stesso di una volta!) ma anche alcuni assetti relazionali che sono mutati. Rappresenta insomma un dialogo continuo tra il Pim attuale e quello di uno o due decenni fa. Questo aspetto definisce ulteriormente il senso complessivo del progetto Scrivere i risvolti che si è andato delineando nel tempo. La conoscenza di sé che opera la scrittura non deve rappresentare un’autocelebrazione, altrimenti sarebbe un’operazione tanto fallimentare quanto fastidiosa, bensì aprire a una comprensione più ampia del proprio Io connesso al mondo.
Questo viaggio con e dentro me, così come lo intendevo nel 2006 e continuo a intendere, non ha per sua natura una fine programmata. La consapevolezza è adesso diventato il valore più importante. Il senso complessivo della mia vita resta indefinibile, persino sfuggente, ma rimane costante l’impegno di raggiungere una maggiore coscienza della persona che sono.
Sono trascorsi diciotto anni da quel 18 gennaio 2006, allorché pubblicai con una certa apprensione il primo post, chiedendomi se qualcuno avrebbe letto e risposto. Il blog veniva ospitato dal sito online de La Stampa, che offriva un palcoscenico ben più ampio e illuminato di quello proposto dai forum di discussione frequentati fino a quel momento. Da allora ho sviluppato e conservato un certo gusto di raccontarmi, la capacità di distanziamento, l’attitudine al gioco e all’(auto)ironia. Ho in mente racconti che ancora non hanno trovato le parole adatte e colleziono spezzoni di pensieri in attesa di venire espressi in forma compiuta. Troverò il tempo necessario per eseguire questi e altri compiti che mi sono posto. Scrivere i risvolti rappresenta uno spazio privilegiato, un rifugio dell’anima cui non intendo rinunciare.
Pim
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