La storia di un film che fu censurato per decenni a causa del tema affrontato: l’occupazione italiana della Libia e i crimini di guerra perpetrati dal nostro esercito.
La storia di un film che fu censurato per decenni a causa del tema affrontato: l’occupazione italiana della Libia e i crimini di guerra perpetrati dal nostro esercito.
Scritto alle 09:00 nella Articoli Il Torinese, Cinema, Politica, Sociologia | Permalink | Commenti (0)
Tag: censura, cinema italiano, Il leone del deserto, Il Torinese, Italia, Libia, Omar el-Mukhtār, Pim, Scrivere i risvolti, The Lion Of The Desert
Il trasferimento della capitale del Regno d’Italia a Firenze fu segnato da alcuni eventi tragici rimossi dalla storiografia ufficiale e ancora oggi poco noti.
Le cose andarono più o meno così. Correva l’anno 1864, i Savoia si erano annessi da poco tempo l’Italia e Torino, capitale del Regno, contava duecentomila abitanti. Nel mese di gennaio il consiglio comunale approvava il progetto di Piazza Arbarello e la sistemazione di Piazza Statuto. Ai primi di febbraio, una nevicata di sessanta centimetri bloccava i treni provenienti da Genova e Pinerolo. Il 13 aprile aveva luogo l’ultima esecuzione capitale, giustiziato il ventitreenne Savio Carlo di Filippo nato a Incisa Balbo. Il 3 giugno, gli operai del Regio Arsenale di Borgo Dora proclamavano uno sciopero che cessò dopo che una delegazione venne ricevuta dal Ministro della Guerra. Il 18 settembre i giornali pubblicarono una notizia bomba. Con la firma della Convenzione di Settembre, avvenuta tre giorni prima a Fontainebleau, le truppe francesi si sarebbero ritirate da Roma e l’Italia s’impegnava a non invadere lo Stato Pontificio. Fin qui nulla di che. Fidandosi poco degli italiani, però, Napoleone III aveva ottenuto come garanzia il trasferimento della capitale da Torino a Firenze entro sei mesi.
Scritto alle 21:00 nella Articoli Il Torinese, Politica, Torino da vivere | Permalink | Commenti (0)
Tag: capitale d'Italia, Gianduja, Il Torinese, Pim, politica, Savoia, Scrivere i risvolti, settembre 1864, strage di Torino, Torino, Unità d'Italia, Vittorio Emanuele II
Scritto alle 08:00 nella Articoli Il Torinese, Attualità, Sport | Permalink | Commenti (0)
Tag: calcio italiano, compleanno, Era Boniperti, Giampiero Boniperti, Gianni Agnelli, Juventus, Pim, Scrivere i risvolti
Scritto alle 15:00 nella Arte, Articoli Il Torinese, Fotografia, Viaggi | Permalink | Commenti (0)
Tag: arte, Chapelle Cocteau, chapelle Saint-Pierre, Côte d'Azur, Hôtel Welcome, Jean Cocteau, Pim, Scrivere i risvolti, Villefranche-sur-mer
Da Borgata Rosa, fino all’inizio della strada per Superga, era tutto un susseguirsi di prati e campi. I binari del tram passavano al centro di Corso Casale e proseguivano tra curve e saliscendi sino a Gassino. La Madonna del Pilone possedeva ancora le sue piole e qualche locale di lusso: il Muletto, Goffi, Cucco. In fondo a Strada Valpiana si trovavano posizionati i cannoni della contraerea. Nel Velodromo avevano stazionato per un po’ i tedeschi, nessuno aveva capito bene cosa ci facessero. Il parroco era don Luigi Corgiatti, detto Barba Vigio, antifascista tosto, uno che diceva pane al pane e vino al vino. Ma nel quartiere si agitavano da tempo fermenti di libertà, con quegli operai, quelle tessitrici, i tranvieri, gli studenti. C’erano socialisti, anarchici, liberi pensatori, qualche sindacalista cattolico. Clandestinamente operava anche un CLN che si riuniva nella società di mutuo soccorso De Amicis.
Scritto alle 10:30 nella Articoli Il Torinese, Politica, Torino da vivere | Permalink | Commenti (0)
Tag: 25 aprile 1945, A jé i partigia-n ch’a rivo, Liberazione, libertà, Madonna del Pilone, partigiani, Pim, Resistenza, Scrivere i risvolti, Torino
Scritto alle 09:00 nella Articoli Il Torinese, Letteratura, Torino da vivere | Permalink | Commenti (0)
Tag: Emilio Salgàri, Il Torinese, letteratura italiana, Pim, Sandokan, Scrivere i risvolti, Torino
L’eccezionale itinerario fotografico di Sebastião Salgado ospitato nelle sale della Reggia di Venaria.
Genesi rappresenta l’ultimo straordinario lavoro di Sebastião Salgado, fotoreporter documentario tra i più sensibili alle tematiche sociali ed ecologiche del nostro tempo. Nato in Brasile nel 1944, intraprende studi di Economia e soltanto agli inizi degli anni ’70, ottenuto un incarico di lavoro nell’Africa equatoriale, inizia ad interessarsi alla fotografia. La vocazione amatoriale si trasforma rapidamente in progetto di vita. L’amore per l’Africa lo spinge a dedicare i primi grandi reportage al Sahel devastato dalla carestia e, negli anni ’90, alle atrocità del genocidio in Ruanda. La pubblicazione La mano dell’uomo (1993) affronta con piglio critico, ma sempre empatico, le condizioni dei lavoratori impegnati nei lavori manuali che la meccanizzazione tecnologica sta sostituendo. In cammino (2000) illustra la tragedia dei lavoratori delle miniere d’oro in Serra Pelada nel Nord del Brasile i quali, espulsi dal processo di industrializzazione, finiscono per ingrossare la massa dei poveri nelle città. Documentando i grandi processi di trasformazione economica, sociale e ambientale in corso nel mondo, senza l’affanno di inseguire la stretta attualità, Salgado ha trovato una propria dimensione, unica nel panorama internazionale.
Scritto alle 13:00 nella Articoli Il Torinese, Fotografia, Torino da vivere | Permalink | Commenti (0)
Tag: fotografia, Genesi, mostra fotografica, Reggia di Venaria, Sebastião Salgado, Torino, viaggi
Ospitato nella Villa Garin de Cocconato (XVII secolo), il Museo è dedicato interamente alle opere del pittore che soggiornò a Nizza tra il 1916 e il 1954.
L’inaugurazione del Museo Matisse, avvenuta nel 1963, riflette il profondo attaccamento che il pittore aveva per Nizza, dove soggiornò quasi ininterrottamente dal 1916 e morì nel 1954, poco dopo aver donato alla città un cospicuo numero di opere.
Henri Matisse proveniva da Parigi, dove aveva aderito alla corrente artistica dei Fauves ed era diventato buon amico di Pablo Picasso (sebbene quest’ultimo lo considerasse sdegnosamente un pittore borghese). Sulla Côte d’Azur cercava quell’atmosfera tersa e luminosa, quei colori accesi della natura che già avevano spinto altri pittori (a cominciare da van Gogh) verso il Sud. Il clima delicatamente mite rendeva la permanenza ancora più gradevole e serena. “Quando ho capito che ogni giorno avrei visto questa luce”, scrisse, “non potevo credere alla mia felicità”.
Dopo aver vissuto diversi anni nella città vecchia, nel 1938 Matisse stabilì la sua residenza nell’elegante quartiere di Cimiez, in un appartamento dell’Hôtel Régina che trasformò in atelier.
Scritto alle 09:00 nella Arte, Articoli Il Torinese, Fotografia | Permalink | Commenti (0)
Tag: arte contemporanea, Cimiez, Francia, Musée Matisse, Nizza, Pim, Scrivere i risvolti, Ville des Arènes
Scritto alle 14:00 nella Articoli Il Torinese, Sport, Torino da vivere | Permalink | Commenti (2)
Tag: calcio, Dino Zoff, Il Torinese, Italia, Juventus, Nazionale italiana, Pim, Scrivere i risvolti
Una madre cerca giustizia per la morte violenta della figlia. Il film, premiato a Venezia per la miglior sceneggiatura e vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali, concorre a sette premi Oscar.
La piccola comunità rurale di Ebbing, Missouri, viene sconvolta dall’omicidio di Angela Hayes, violentata e poi bruciata viva. Poiché dopo molti mesi le indagini non registrano progressi, la madre Mildred compie una mossa coraggiosa commissionando tre manifesti recanti altrettanti messaggi di accusa al capo della polizia locale Bill Willoughby. Il gesto è apertamente disapprovato dalla maggior parte degli abitanti: Mildred subisce molestie, minacce, ma la sua risolutezza raccoglie l’imprevista e tacita solidarietà dello stesso Willoughby. Se la donna cova in sé una rabbia feroce, come una specie di John Wayne in cerca di giustizia, l’uomo mostra nei suoi confronti un atteggiamento comprensivo, consapevole dei limiti che impone la legge (il delitto si è svolto in aperta campagna, senza testimoni né prove che identifichino il colpevole) e anche dei propri. Soffre, infatti, di un cancro terminale che lo indurrà a suicidarsi dopo aver scritto tre lettere. Nella prima, indirizzata all’amata moglie, rivela di aver voluto risparmiarsi – e risparmiarle – svariati cicli di chemioterapia e inutili sofferenze. Nella seconda spiega a Mildred che non è lei la causa della sua morte e di aver segretamente pagato l’affitto per i manifesti. La terza lettera è rivolta all’agente Jason Dixon, un ragazzo razzista e omofobo appena licenziato per i suoi atti di violenza gratuita; in essa gli consiglia di superare i sentimenti di odio e di essere più riflessivo.
Scritto alle 17:00 nella Articoli Il Torinese, Cinema, Psicologia | Permalink | Commenti (2)
Tag: cinema, Frances McDormand, Martin McDonagh, Pim, Premio Oscar, Sam Rockwell, Scrivere i risvolti, Tre manifesti a Ebbing Missouri, Woody Harrelson
Scritto alle 12:00 nella Articoli Il Torinese, Cinema, Torino da vivere | Permalink | Commenti (2)
Tag: Alpi, Ambrosio, Blah-Blah, cinema, Classico, Lux, mass media, Massimo, Nazionale, Pim, Reposi, Romano, sale cinematografiche, Scrivere i risvolti, Statuto, Torino
Scritto alle 12:00 nella Articoli Il Torinese, Internet e social media, Psicologia | Permalink | Commenti (0)
Tag: Facebook, idea della morte, Il Torinese, L'aldiqua, Paolo Maria Iraldi, Pim, Rete, Scrivere i risvolti, social media, social network, web
Esce in questi giorni nei cinema italiani Corpo e anima di Ildikò Enyedi, sorprendente vincitore dell’ultimo Orso d’Oro di Berlino, protagonisti Morcsányi Géza e Alexandra Borbély.
Endre è il direttore finanziario di un mattatoio bovino non lontano da Budapest. Trascina lungo il fianco sinistro il peso di un braccio paralizzato, impedimento perenne ai normali movimenti quotidiani. Dalla prospettiva angolare di una finestra, il suo sguardo chiaro e buono rivela una pacata ed intima rassegnazione alla solitudine nella quale si è volontariamente rinchiuso. Mária è stata appena assunta come responsabile qualità e si fa immediatamente notare per la scontrosità e il rispetto ferreo delle normative vigenti. Detesta sentire pronunciare il proprio nome, cammina e si veste in maniera goffa, mette in atto rituali compulsivi. Il suo viso pallido, che sembra intagliato nel sapone, ha un’espressione che dichiara resa incondizionata al mondo che la circonda e che pretende da lei una “normalità”. Gli sguardi solitari di Endre e Mária si incrociano sfuggenti allo stesso tavolo della mensa, dove scambiano appena qualche parola, un abbozzo di conversazione che si interrompe dopo poche battute.
Scritto alle 09:00 nella Articoli Il Torinese, Cinema, Psicologia, Torino da vivere | Permalink | Commenti (0)
Tag: cinema, Cinema Classico, Corpo e Anima, Ildikò Enyedi, Paolo Maria iraldi, Pim, psicologia, Scrivere i risvolti, Torino. Il Torinese
"Concederò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un luogo e un nome". (Isaia, 56,5)
Il Monte Hertzl, chiamato anche Har ha-Zikaron, colle della rimembranza, segna il limite occidentale della Gerusalemme moderna. Con i suoi 837 metri rappresenta il punto più alto della città e costituisce uno spazio che incarna la storia più recente dello Stato di Israele. Non lontano da qui, sull’altura di Giv’at Ram, sono situati i palazzi amministrativi, la Corte Suprema e la Knesset.
La sommità del colle è occupata dagli edifici che formano lo Yad Vashem, consacrato ai sei milioni di vittime della Shoah. Yad Vashem significa in ebraico un luogo e un nome, a testimoniare l’unicità di ogni persona morta nei lager nazisti. La struttura ha l’aspetto di un gigantesco prisma e, ad uno dei vertici, è stato collocato un vagone ferroviario simbolo della deportazione di massa verso i centri di sterminio. Il vasto parco circostante, naturale espansione della Jerusalem Forest, accoglie tra cedri e conifere alcune sculture dedicate alla Shoah da importanti artisti contemporanei.
Giungo a Yad Vashem nel tardo pomeriggio del 30 dicembre 2004, dopo aver percorso l’ampia e trafficata Sderot Herzl. L’aria del tramonto è lucente e lascia presagire una stellata emozionante. Lungo la schiena avverto i primi brividi causati dalla rapida escursione termica giornaliera, caratteristica del Vicino Oriente in questa stagione. In Italia pare stia nevicando, ma oggi a Betlemme eravamo sui 24 gradi centigradi. Srotolo le maniche della camicia e indosso un maglioncino leggero ma caldo.
All’ingresso, un militare di guardia mi sollecita bruscamente a riporre la videocamera nello zaino. La divisa e il fucile a pompa gli conferiscono un aspetto truce ma avrà sì e no vent’anni. Lo sguardo, ad un tempo duro e sfinito, è il medesimo dei colleghi che al check point di Gerico hanno perquisito l’autobus sul quale viaggia il gruppo di cui faccio parte.
La Hall of Remembrance è una costruzione in cemento armato che richiama la struttura di una tenda. Qui, nell’oscurità, rischiarata dalla fiamma di un braciere, sono scolpiti nel suolo i nomi dei ventidue principali campi di concentramento dislocati in Europa.
Di Dachau, trenta chilometri da Monaco di Baviera, conservo un ricordo sbiadito, nonostante l’abbia visitato solo qualche mese prima. Come se l’immensa superficie su cui si estende fosse troppo dilatata per dare consistenza a tutto quell’orrore. Molto più impressionante il piccolo KZ-Lager di Mauthausen, costruito su un colle verdeggiante ad est di Linz. Qui, per la prima volta, vidi le baracche, le celle e le camere a gas, toccai con mano i forni crematori. Sotto un cielo gonfio di pioggia percorsi la scala della morte che portava alla cava di granito, dove gli internati erano costretti ai lavori forzati. E compresi che, qualora si cerchi di penetrare con la mente la tragedia della Shoah, si rischia realmente di perdere la ragione.
L’edificio che ospita gli Archivi Centrali dell’Olocausto custodisce circa cinquanta milioni di documenti e nella Hall of Names sono registrati i nomi di tre milioni di persone che persero la vita. Mi sento smarrito. Sono cifre che nella loro asettica enormità rischiano quasi di perdere senso. Devo pensare a quelle carte impilate le une sulle altre, calcolarne il peso, il volume che possono occupare, figurarmi volti e corpi affiancati in fila, provare a contarli uno per uno.
Cammino per la Valley of Destroyed Communities, dove sono incisi nella pietra scura i nomi di cinquemila persone appartenenti alle comunità ebraiche di ventidue Paesi. Un attimo di respiro prima di giungere al Children’s Memorial, un pugno violento sferrato dritto al cuore.
Il sacello fa memoria di quel milione e mezzo di bambini che “passarono per il camino” delle camere a gas. Cinquecento specchi fissi alle pareti riflettono per un lungo corridoio la luce di cinque candele, moltiplicandone l’immagine all’infinito. Nel silenzio ronzante dei pensieri riecheggia una voce amplificata che scandisce lentamente i nomi di tutte le piccole vittime. È una litania ipnotica che mi accompagna passo dopo passo, soffocante, impregna la coscienza di sentimenti di colpa impenetrabili. Colgo qualcosa di ricattatorio in questa rappresentazione scenica che intende deliberatamente colpire basso, ma non riesco a sottrarmi al dolore ancestrale che riesce ad evocare.
Solo all’uscita, smaltita a fatica la fascinazione, mi si sovrappongono i visi dei bimbi palestinesi di Gerico che ho incontrato appena due giorni fa. Scalzi, addosso gli indumenti fuori misura forniti dalle ONG, si disputavano penne biro e dolcetti. Occhi scuri senza un sorriso, la mano tesa meccanicamente, una dimestichezza fredda diventata abitudine che commuove e fa rabbrividire.
Dopo la doverosa visita al Museo Storico dell’Olocausto, che ospita un’esposizione permanente, percorro il viale intitolato ai Giusti delle Nazioni che riconduce infine all’autobus. Qui ogni albero rende onore ai Gentili che coraggiosamente soccorsero gli ebrei durante il nazismo. Dovrebbe rammentarci che gli uomini sono capaci anche di gesti di vita, ma adesso riesco soltanto a pensare che, per i popoli che abitano questa terra sospesa tra guerra e pace, il futuro non è mai migliore.
Scritto alle 10:00 nella Articoli Il Torinese, Attualità, Caro Diario, Viaggi | Permalink | Commenti (17)
Tag: Dachau, Gerusalemme, Giorno della Memoria, Mauthausen, Shoah, viaggi, Yad Vashem
Il Materiale contenuto in questo blog appartiene all'Immaginario di Pim.
L'opera viene distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale
Il blog "Scrivere i risvolti" non rappresenta una testata giornalistica, poiché viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001. Alcune immagini pubblicate sono tratte da internet e valutate di pubblico dominio; qualora l'uso violasse i diritti d’autore, sarà mia cura rimuoverle previa segnalazione. Altre sono di proprietà personale e coperte da copyright. Non ne è consentita riproduzione, nemmeno parziale (su stampa o in digitale), senza il mio consenso.
Ultimi commenti