Kafka trascorse quasi tutto il suo tempo lavorativo come impiegato all’Istituto d’Assicurazioni contro gli Infortuni dei Lavoratori, che si occupava della pericolosità dei macchinari e della prevenzione degli incidenti. Il passo che segue è tratto dalla Relazione conclusiva dell’annata 1909. Kafka non era ancora noto come scrittore e aveva interessi sociali e politici di orientamento socialista. Nella minuziosa descrizione della macchina siamo indotti a cercare un significato che va oltre la lettera del testo ed ancora attuale: la condizione degli operai destinati a mansioni pericolose. Un buon spunto di riflessione in vista del Primo Maggio.
Le nostre illustrazioni [la macchina cui Kafka fa riferimento è una piallatrice meccanica] presentano la differenza tra l'albero quadrangolare e l'albero rotondo dal punto di vista della protezione contro gli infortuni. Le lame dell'albero quadrangolare saldate mediante viti direttamente all'albero, fanno da 3800 a 4000 giri al minuto col taglio scoperto. [...] I pericoli che la grande distanza fra l'albero con le lame e il piano della tavola presenta per il lavoratore appaiono evidenti. Con questi alberi si lavorava pertanto o ignorando il pericolo (che in tal caso diventava, se possibile, ancor maggiore) o sapendo di correre un rischio continuo ma inevitabile. L'operaio estremamente cauto poteva bensì badare che durante il lavoro, cioè passando il pezzo di legno sopra la testata della pialla, nessun dito sporgesse oltre il legno in lavorazione, ma il pericolo principale era superiore a qualunque prudenza. La mano dell'operaio più prudente doveva infilarsi nell'incavatura delle lame quando il legno scivolava in basso o, come avveniva non di rado, era spinto all'indietro nel momento in cui una mano premeva il legno da piallare sulla tavola della macchina e l'altra mano lo accostava all'albero munito di lame. Questo sollevarsi e scattare indietro del pezzo di legno non poteva essere previsto ne impedito perché ciò avveniva già per il fatto che il legno in certi punti presentava nodi o punti più duri e le lame non giravano abbastanza velocemente o erano in posizione errata o la pressione delle mani non era uniformemente distribuita sul legno. Un siffatto infortunio però provocava l'amputazione di qualche falange, se non di dita intere.
Ma non solo le misure precauzionali, anche le disposizioni protettive risultavano inutili di fronte a questo rischio in quanto o erano del tutto insufficienti o per un verso diminuivano il rischio (quando le lame erano automaticamente coperte da custodie di latta o dalla misura ridotta della sede delle lame), per l'altro verso invece aumentavano il pericolo in quanto non lasciavano spazio sufficiente alla segatura, sicché la sede delle lame si intasava e nel momento in cui l'operaio cercava di liberarla dalle segature si avevano frequenti ferite alle dita.
A questo albero quadrangolare il progetto contrappone come esempio di albero tondo un albero di sicurezza. Le lame di quest'albero sono perfettamente protette e incassate tra il coperchio o un cuneo e il corpo massiccio dell'albero […]
Ma il punto protettivo più importante consiste nel fatto che le lame sporgono soltanto col taglio e che formando quasi un corpo unico coll’albero possono essere molto sottili senza pericoli di rottura. Coi dispositivi indicati si elimina, da una parte, la preponderante eventualità che le dita si infilino nell'incavatura dell'albero quadrangolare e, d'altra parte, perfino nel caso che le dita vi si infilino, si ottiene che possano darsi soltanto ferite insignificanti, lacerazioni che non richiedono neanche interruzioni del lavoro.
(F. Kafka, Relazione annuale dell'Istituto, Praga, 1910; tratto da Il Materiale e l’Immaginario)
Ultimi commenti